26 modi in cui l’Islam può risollevare l’Italia

La sharia può portare le riforme necessarie all'Italia

In questi giorni il ministro Andrea Orlando sta lavorando alla riforma della giustizia. Contemporaneamente dalle terre a cavallo tra Siria ed Iraq arrivano dai membri dell’ISIS minacce di conquista di Roma e dell’Italia con conseguente diffusione della Sharia. La mia opinione è che sia più facile, veloce, e conveniente per tutti farsi invadere ed accettare la cultura e la legge islamica. Quest’ultima infatti presenta quei caratteri di velocizzazione del processo e di certezza della pena che tanti italiani stanno richiedendo a gran voce; inoltre qualora l’esercito di islamici in nero ci attacchi, la nostra società ormai segnata dalla decadenza e dalla mollezza dei costumi potrebbe opporre solamente una resistenza inutile e ridicola. Analizziamo in dettaglio quali sono gli elementi della dottrina e del diritto islamici che potrebbero adattarsi alla realtà italiana, o darle quella svolta riformista che, se fallisse Renzi, solo il califfo Abu Bakr Al-Baghdadi riuscirebbe ad imprimere:

  1. Il Corano prescrive al fedele di ricercare la conoscenza attraverso l’esperienza e l’osservazione della realtà. La natura e l’universo sono presentati come i depositari della verità, che non va accettata supinamente ed ereditata, ma dimostrata e provata oggettivamente. Dunque uno stimolo all’innovazione ed alla ricerca scientifica, quello di cui ha bisogno l’industria italiana per ripartire ed essere competitiva nel mercato globale.
  2. Gli alimenti dannosi sono proibiti e quelli consentiti vanno consumati in quantità moderate. Il beneficio in termini di lotta all’obesità, alla piaga dell’alcolismo, della droga ed i risparmi sulla spesa per la salute pubblica credo siano auto evidenti. Per di più una popolazione sana è più produttiva ed esteticamente più gradevole.
  3. Sono rigorosamente proibiti abiti che inducano orgoglio, vanità ed arroganza; inoltre sono vietati all’uomo ornamenti femminili come i gioielli e l’oro. Si annulla il rischio di certi obbrobri estetici riscontrabili nella realtà quotidiana tra vestiti improbabili e catenoni di dubbio gusto; inoltre aumenta l’armonia sociale.

  4. L’Islam pone grande attenzione al sesso femminile ed esorta uomini e donne ad aiutarlo. Questo permetterebbe di giungere finalmente ad una parità tra i sessi.
  5. Si vieta il gioco d’azzardo. Con un colpo netto di spada si elimina la piaga emergente della dipendenza dal gioco e si stronca una branca economica nella quale trova terreno fertile l’illegalità.
  6. I padroni devono trattare i servi come fratelli, non devono insultarli, vessarli o sovraccaricarli di lavoro. Si riconosce dignità all’uomo ed al lavoratore, così si prevengono pericolosi revanscismi proletari ed istinti rivoluzionari. Nell’Islam non esistono nemmeno le classi: l’ideale per prevenire le divisioni sociali, gli odi tra ricchi e poveri, le proteste, e mantenere tutto il popolo in una pax democratica.
  7. Bisogna portare grande rispetto per il vicino di casa, aiutarlo nel bisogno, condividere con lui il cibo. Questa è un’arma potente per ristabilire lo spirito di comunità, ed eliminare la piaga della solitudine e dell’individualismo, riassumibile nell’espressione “l’estraneo della porta accanto”.
  8. L’Islam è una famiglia unica, nata da genitori comuni e con gli stessi obiettivi. Per questo non devono esistere prepotenze legate ai ceti sociali, al potere politico, alla ricchezza, al prestigio della famiglia, alla razza, all’etnia, all’appartenenza nazionale. Perdono di senso tutti i contrasti della società moderna, può regnare l’armonia e tramontare l’odio.
  9. Individuo e società sono responsabili l’uno nei confronti dell’altro. Il singolo è responsabile del bene comune e della prosperità della società, la società assiste il singolo riguardo alla cura ed alla sicurezza. Si combinano modello assistenziale e solidarietà individuale, per un welfare moderno dove ognuno da il suo contributo ed è responsabilizzato nei confronti della comunità, senza avere la tentazione di sfruttare la società a proprio vantaggio da una posizione di potere, facendosi casta.
  10. La persona ha diritto a pari opportunità e alla libertà d’iniziativa economica, tutto ciò che guadagna è suo a meno di un contributo allo Stato e dei doveri verso la comunità. Il dipendente ha il dovere verso Dio di essere onesto e leale, e i rapporti lavorativi si basano sulla fiducia reciproca. L’articolo 18 non ha più senso di esistere, e si sciolgono le briglie allo sviluppo dell’intraprendenza dei giovani e di chi ha voglia di rischiare in proprio promuovendo il benessere dello stato.
  11. Il commercio, individuale o in società, deve essere onesto, privo di truffa, sfruttamento di monopoli, usura. Si reintroduce l’etica negli affari e nel mercato, e si evitano pericolose speculazioni finanziarie o gli inganni perpetrati dalle banche ai danni degli ignari clienti.
  12. Non vengono deificati né la proprietà e la ricchezza, né il proletariato e la povertà in seguito alla rinuncia dei beni. Si mira ad una tranquilla socialdemocrazia con un’economia sociale di mercato con il fine del benessere collettivo.
  13. Non esiste una casta designata a comandare per diritto divino. Il potere è nelle mani di Dio, e i politici scelti dal popolo devono governare in suo nome per non cadere nel peccato. Scompaiono istantaneamente gli abusi che infestano le pagine dei giornali ed il deprecabile fenomeno della cooptazione.
  14. Lo stato amministra la giustizia e garantisce al popolo sicurezza e protezione, senza differenze di razza o religione. Grande continuità con la costituzione vigente.
  15. Lo stato islamico non può essere guidato da partiti non islamici o soggetti a potenze straniere. Il partito islamico di governo sarebbe l’unico davvero in grado di non farsi sottomettere dalle ingerenze tedesche e di recitare un ruolo da protagonista, da pari a pari, all’interno dell’UE; se non di uscirne senza ripercussioni, ponendo fine ai suoi odiosi ricatti.
  16. Lo statista non è sovrano sul suo popolo ma è il frutto del patto tra il popolo e Dio. È dunque chiamato a fare il volere di Dio e a mettere in pratica la sua legge. Il popolo che non rispetta un governo giusto commette peccato nei confronti di Dio; se il governo non compie il volere di Dio, il popolo ha diritto ad esautorarlo. I politici non potrebbero più disporre della Res Publica a loro piacimento, ma sarebbero vincolati al gradimento del popolo. Mentre i governanti giusti e non capiti, come Renzi o Berlusconi, sarebbero legittimati nelle loro iniziative poco comprensibili o apparentemente dannose, perché in favore del popolo ignaro del volere di Dio.
  17. I capi politici non devono venire scelti in base ad età, razza, prestigio famigliare, ricchezza, ma riguardo al merito ed alla competenza. Finalmente la svolta meritocratica che serve al paese.
  18. Una volta che è stato eletto un governo, il cittadino è chiamato ad osservare e giudicare il suo operato, ritirando il mandato in caso di malagestione: Beppe Grillo è arrivato in grosso ritardo.
  19. L’Islam favorisce la corretta integrazione permettendo alle minoranze di vivere nello stato islamico e di seguire nel privato i propri usi e costumi. In cambio chiede il rispetto delle leggi dello stato e degli obblighi verso la comunità. Risolto il problema dell’accoglienza e della guerra di culture.
  20. Mentire è un grave peccato: basta con le false promesse dei politici, con i processi a favore dei potenti, con i complotti.
  21. L’adulterio è severamente punito: si possono finalmente evitare i drammi e le tragedie familiari, e la gelosia non avrebbe più senso di esistere.
  22. Sparlare è un peccato maggiore: quando si parla male degli altri alle loro spalle è maldicenza se le affermazioni sono vere, calunnia se sono false. Ne consegue la chiusura definitiva di giornali e trasmissioni di gossip.
  23. Viene severamente punita la corruzione, sia per ottenere atti e sentenze che sarebbero dovute, sia per favori o sentenze ingiuste (in questo caso in modo ancora più grave). Una riforma veloce e agile che riguarda contemporaneamente l’inefficienza della burocrazia e lo scandalo delle mazzette.
  24. Il furto mina il clima di fiducia nella collettività e l’equilibrio economico della società: priva l’individuo dei suo beni, ad accumulare i quali ha dedicato la vita, e gli impedisce l’attività economica, a detrimento del benessere di tutta la società. Per questo si punisce il ladro con il taglio di 4 dita della mano destra. Una forma di  giustizia veloce che svuota le carceri e funge da deterrente all’azione criminale.
  25. Chi si macchia di peccato nei confronti di Dio non è degno di esercitare ruoli pubblici. Altra riforma che chiude una volta per tutte un lungo dibattito sulla decadenza e l’incandidabilità.
  26. Le donne non possono guidare: in un colpo solo un enorme miglioramento del livello di sicurezza stradale.

Per tutte queste ragioni ritengo che l’accettazione passiva e senza resistenza dell’islam all’interno del nostro territorio nazionale sia la svolta politica, sociale e morale che può finalmente far ripartire questo nostro povero paese disastrato.

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